I MISTERI DELL’AQUILA DI SANTA
ROMANA CHIESA, IL THRILLER
Grande
esordio per Annalisa Alfano da Cicciano al Salone del Libro di Torino con un
romanzo ambientato nella Gerusalemme italiana.
Di Nello Lauro
Una partenza con il botto per Annalisa Alfano, giovane autrice ciccianese all’esordio con il suo primo romanzo dal titolo I FIGLI DELL’AQUILA (Ananke – 15 Euro) presentato al Salone del Libro di Torino. La 35enne autrice, nata a Spoleto, prima di trasferirsi a Roma ha vissuto fino a 27 anni a Cicciano, dove ha conseguito la maturità scientifica, seguita dalla laurea in Lettere Moderne. Fin da ragazzina lascia intravedere la sua vocazione letteraria: a 12 e 14 anni si classifica al primo posto in due concorsi di scrittura creativa mentre nel 1999 vince il Concorso di poesia Città di Sorrento. Tra il 1999 e il 2005 ha collaborato con l’artista VINCENZO DE SIMONE per la scrittura di pubblicazioni che hanno avuto le prefazioni di critici d’arte del calibro di Dorfless e Costa.
Perché l’Aquila? Come è scritto nelle note di copertina, la città di Aquila (oggi L’Aquila), nasce per volere dello Stupor Mundi che aveva sempre inseguito il suo sogno di fondare una nuova Gerusalemme ad Est di Roma. Quando, un lustro fa, mi sono recata per la prima volta a L’Aquila, quello che doveva essere un semplice viaggio di affari, grazie ad una cara persona aquilana (omaggiata nell’ultimo capitolo del libro) appassionata di storia locale e di esoterismo, si è trasformato in un viaggio nei misteri che il capoluogo abruzzese nasconde. Mi ha affascinato e, confesso, sorpreso, conoscere la straordinarietà di questa città, dove forse non tutti sanno che si è svolto il Primo vero Giubileo della Storia della Chiesa Romana – la famosa festa della Perdonanza, commemorata ogni anno il 28 e 29 agosto, così come volle il suo istitutore, papa Celestino V. Quando ho messo piede nella Basilica di Collemaggio, mi sono trovata di fronte ad una costruzione pregna di simbolismo e di un’importanza tale che mai prima avevo immaginato potesse esistere in un luogo così decentrato. Quel viaggio fisico ha fatto nascere in me la voglia di iniziare un altro viaggio metastorico e metatemporale, di conoscere tutte le pulsioni e i fermenti che esistevano in quel periodo, cioè nel XIII secolo, attorno a questa città così particolare già nel nome e nella fondazione, oggi, purtroppo, ricordata per il tragico terremoto che l’ha colpita due anni fa. Il considerare il capoluogo abruzzese la Gerusalemme occidentale e il vedere nel complesso montuoso della Maiella un luogo pregno di misticismo e rifugio di grandi pensatori ed eremiti della storia della cristianità, compreso papa Celestino V, ha fatto nascere in me l’esigenza forte di condivisione di tutte le informazioni ricevute e le sensazioni provate durante questo “particolare viaggio”.
Federico II muore nel primo capitolo: perché questa scelta così forte? Una figura storicamente così forte e controversa come quella di Federico II di Svevia, a mio avviso, avrebbe avuto l’importanza che merita se fosse entrata da subito nella leggenda. Iniziare il libro con la sua morte e ricordarlo attraverso tutti i personaggi che hanno avuto contatto con lui, a cominciare da Bonaventura, il protagonista del romanzo, permette proprio di considerarlo sin da subito un eletto, un illuminato, un uomo straordinario.
Cosa c’è di autobiografico in questo libro? Bonaventura condivide con me la passione per la scrittura, per la letteratura ed è affascinato dalle arti in genere. Berenice condivide con me l’amore per un compagno seguace dell’ARTE, la passione per la cucina e il rispetto per ogni forma di vita. In tutto il romanzo si evince l’importanza delle radici e dei legami con la propria famiglia, che, parafrasando Giuseppe Mazzini, uno dei più grandi politici e pensatori di tutti i tempi “è la patria del cuore”.
Perché un romanzo e non un saggio? Di saggi sul Medioevo ce ne sono tanti, scritti da studiosi illustri. Io sentivo l’esigenza di raccontare una storia fantastica ambientata in un periodo che mi affascina da sempre, nella quale far convogliare il mio “credo”.
Numeri, simbologia, templari, alchimia: da chi e come è stata influenzata? Io ho sempre avuto un particolare interesse per la storia e già ai tempi dei miei studi universitari l’attenzione si è focalizzata soprattutto sul Medioevo, un periodo del quale a mio avviso si conosce poco e quel poco che si conosce è distorto da una visione negativa. Nel Medioevo sono nati i germi che fioriranno nel Rinascimento. Studiano questo periodo, grazie anche al confronto con numerosi studiosi e appassionati che ho avuto modo di incontrare vivendo nella Capitale frequentando ambienti dove al sapere essoterico si affianca quello esoterico per una visione più aperta e non filtrata dai vari sistemi di potere operanti in taluno o talaltro periodo, ho incontrato alcune particolari materie di studio, come l’alchimia, la simbologia, la numerologia e via dicendo. Non c’è stata una particolare persona o testo ad influenzarmi, ma un percorso indagatore che mi ha portato alla conoscenza di sempre maggiori dettagli delle varie correnti filosofiche, politiche e religiose che percorrono l’intero Medioevo.
La Chiesa e le sue decisioni sbagliate: cosa critica alla chiesa di ieri e a quella di oggi? La Chiesa Romana non è più la stessa dal famoso falso della donazione di Costantino del 313: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato» (Giovanni 2,13-25)
La figura di Celestino V, il papa santo che fece per Dante Alighieri “per viltade il gran rifiuto”: un ritratto diverso di un personaggio discusso da sempre. Io credo, come già disse il Boccaccio, che Dante alludesse ad Essau e non a Celestino V, il quale ha sì abdicato, ma non per viltà. Pietro da Morrone ha rinunciato all’investitura papale, dopo aver riscontrato che la Chiesa Romana con le sue trame e le sue corruzioni che si addicevano più ad un palazzo reale che ad un luogo di culto, di preghiera, di aggregazione e comunione, fosse ben diversa da quella fondata dal Cristo.
Dopo Dan Brown fioccano libri con misteri e templari: perché leggere I figli dell’Aquila? Per curiosità, per leggerne un altro di questi libri di genere per vedere se in esso c’è una visione differente. Posso dire che I Figli dell’Aquila è il racconto del viaggio che fa Bonaventura, giullare alla corte federiciana che diventa templare, alla ricerca di se stesso. Il lettore si dispererà con Bonaventura per la morte dello Stupor Mundi; gioirà con Bonaventura per la nascita di suo figlio Federico Giovanni e piangerà per la morte di sua madre Berenice. Proverà con Bonaventura rabbia per la morte del suo migliore amico e felicità per l’entrata nell’Ordine dei Cavalieri del Tempio. Il lettore ascolterà assieme a Bonaventura con curiosità indagatrice la lectio magistralis di Maestro Giacomo. Il lettore spererà con Bonaventura quando sale al Soglio Pontificio Celestino V, il Pastor Angelicus tanto atteso. Il lettore percorrerà con Bonaventura il suo cammino dal basso verso l’alto, come recita l’acronimo V.I.T.R.I.O.L. : “visita inferiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem” – “penetra nelle viscere della Terra e, percorrendo il retto sentiero, scoprirai la pietra che si cela ai tuoi occhi”.
Di Nello Lauro
Una partenza con il botto per Annalisa Alfano, giovane autrice ciccianese all’esordio con il suo primo romanzo dal titolo I FIGLI DELL’AQUILA (Ananke – 15 Euro) presentato al Salone del Libro di Torino. La 35enne autrice, nata a Spoleto, prima di trasferirsi a Roma ha vissuto fino a 27 anni a Cicciano, dove ha conseguito la maturità scientifica, seguita dalla laurea in Lettere Moderne. Fin da ragazzina lascia intravedere la sua vocazione letteraria: a 12 e 14 anni si classifica al primo posto in due concorsi di scrittura creativa mentre nel 1999 vince il Concorso di poesia Città di Sorrento. Tra il 1999 e il 2005 ha collaborato con l’artista VINCENZO DE SIMONE per la scrittura di pubblicazioni che hanno avuto le prefazioni di critici d’arte del calibro di Dorfless e Costa.
Perché l’Aquila? Come è scritto nelle note di copertina, la città di Aquila (oggi L’Aquila), nasce per volere dello Stupor Mundi che aveva sempre inseguito il suo sogno di fondare una nuova Gerusalemme ad Est di Roma. Quando, un lustro fa, mi sono recata per la prima volta a L’Aquila, quello che doveva essere un semplice viaggio di affari, grazie ad una cara persona aquilana (omaggiata nell’ultimo capitolo del libro) appassionata di storia locale e di esoterismo, si è trasformato in un viaggio nei misteri che il capoluogo abruzzese nasconde. Mi ha affascinato e, confesso, sorpreso, conoscere la straordinarietà di questa città, dove forse non tutti sanno che si è svolto il Primo vero Giubileo della Storia della Chiesa Romana – la famosa festa della Perdonanza, commemorata ogni anno il 28 e 29 agosto, così come volle il suo istitutore, papa Celestino V. Quando ho messo piede nella Basilica di Collemaggio, mi sono trovata di fronte ad una costruzione pregna di simbolismo e di un’importanza tale che mai prima avevo immaginato potesse esistere in un luogo così decentrato. Quel viaggio fisico ha fatto nascere in me la voglia di iniziare un altro viaggio metastorico e metatemporale, di conoscere tutte le pulsioni e i fermenti che esistevano in quel periodo, cioè nel XIII secolo, attorno a questa città così particolare già nel nome e nella fondazione, oggi, purtroppo, ricordata per il tragico terremoto che l’ha colpita due anni fa. Il considerare il capoluogo abruzzese la Gerusalemme occidentale e il vedere nel complesso montuoso della Maiella un luogo pregno di misticismo e rifugio di grandi pensatori ed eremiti della storia della cristianità, compreso papa Celestino V, ha fatto nascere in me l’esigenza forte di condivisione di tutte le informazioni ricevute e le sensazioni provate durante questo “particolare viaggio”.
Federico II muore nel primo capitolo: perché questa scelta così forte? Una figura storicamente così forte e controversa come quella di Federico II di Svevia, a mio avviso, avrebbe avuto l’importanza che merita se fosse entrata da subito nella leggenda. Iniziare il libro con la sua morte e ricordarlo attraverso tutti i personaggi che hanno avuto contatto con lui, a cominciare da Bonaventura, il protagonista del romanzo, permette proprio di considerarlo sin da subito un eletto, un illuminato, un uomo straordinario.
Cosa c’è di autobiografico in questo libro? Bonaventura condivide con me la passione per la scrittura, per la letteratura ed è affascinato dalle arti in genere. Berenice condivide con me l’amore per un compagno seguace dell’ARTE, la passione per la cucina e il rispetto per ogni forma di vita. In tutto il romanzo si evince l’importanza delle radici e dei legami con la propria famiglia, che, parafrasando Giuseppe Mazzini, uno dei più grandi politici e pensatori di tutti i tempi “è la patria del cuore”.
Perché un romanzo e non un saggio? Di saggi sul Medioevo ce ne sono tanti, scritti da studiosi illustri. Io sentivo l’esigenza di raccontare una storia fantastica ambientata in un periodo che mi affascina da sempre, nella quale far convogliare il mio “credo”.
Numeri, simbologia, templari, alchimia: da chi e come è stata influenzata? Io ho sempre avuto un particolare interesse per la storia e già ai tempi dei miei studi universitari l’attenzione si è focalizzata soprattutto sul Medioevo, un periodo del quale a mio avviso si conosce poco e quel poco che si conosce è distorto da una visione negativa. Nel Medioevo sono nati i germi che fioriranno nel Rinascimento. Studiano questo periodo, grazie anche al confronto con numerosi studiosi e appassionati che ho avuto modo di incontrare vivendo nella Capitale frequentando ambienti dove al sapere essoterico si affianca quello esoterico per una visione più aperta e non filtrata dai vari sistemi di potere operanti in taluno o talaltro periodo, ho incontrato alcune particolari materie di studio, come l’alchimia, la simbologia, la numerologia e via dicendo. Non c’è stata una particolare persona o testo ad influenzarmi, ma un percorso indagatore che mi ha portato alla conoscenza di sempre maggiori dettagli delle varie correnti filosofiche, politiche e religiose che percorrono l’intero Medioevo.
La Chiesa e le sue decisioni sbagliate: cosa critica alla chiesa di ieri e a quella di oggi? La Chiesa Romana non è più la stessa dal famoso falso della donazione di Costantino del 313: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato» (Giovanni 2,13-25)
La figura di Celestino V, il papa santo che fece per Dante Alighieri “per viltade il gran rifiuto”: un ritratto diverso di un personaggio discusso da sempre. Io credo, come già disse il Boccaccio, che Dante alludesse ad Essau e non a Celestino V, il quale ha sì abdicato, ma non per viltà. Pietro da Morrone ha rinunciato all’investitura papale, dopo aver riscontrato che la Chiesa Romana con le sue trame e le sue corruzioni che si addicevano più ad un palazzo reale che ad un luogo di culto, di preghiera, di aggregazione e comunione, fosse ben diversa da quella fondata dal Cristo.
Dopo Dan Brown fioccano libri con misteri e templari: perché leggere I figli dell’Aquila? Per curiosità, per leggerne un altro di questi libri di genere per vedere se in esso c’è una visione differente. Posso dire che I Figli dell’Aquila è il racconto del viaggio che fa Bonaventura, giullare alla corte federiciana che diventa templare, alla ricerca di se stesso. Il lettore si dispererà con Bonaventura per la morte dello Stupor Mundi; gioirà con Bonaventura per la nascita di suo figlio Federico Giovanni e piangerà per la morte di sua madre Berenice. Proverà con Bonaventura rabbia per la morte del suo migliore amico e felicità per l’entrata nell’Ordine dei Cavalieri del Tempio. Il lettore ascolterà assieme a Bonaventura con curiosità indagatrice la lectio magistralis di Maestro Giacomo. Il lettore spererà con Bonaventura quando sale al Soglio Pontificio Celestino V, il Pastor Angelicus tanto atteso. Il lettore percorrerà con Bonaventura il suo cammino dal basso verso l’alto, come recita l’acronimo V.I.T.R.I.O.L. : “visita inferiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem” – “penetra nelle viscere della Terra e, percorrendo il retto sentiero, scoprirai la pietra che si cela ai tuoi occhi”.